Ennio

ncredibile e imperdibile l’omaggio di Giuseppe Tornatore ad Ennio Morricone intitolato semplicemente Ennio (2021) presentato fuori concorso alla 78esima Mostra del Cinema di Venezia.
È il racconto di una vita davvero unica, un ritratto potente, vivo e sentito del Maestro diretto dall’amico e collaboratore artistico di una vita. Morricone e Tornatore  si sono frequentati per decenni, l’uno facendo le colonne sonore dell’altro da Nuovo Cinema Paradiso (1988) a La conversazione (2016), altrimenti non si capirebbe la familiarità e la confidenza che si respira nel  film che si apre con gli esercizi di ginnastica che Morricone faceva ogni mattina per poi ripercorre infanzia, adolescenza, vita adulta, studi all’Accademia di Santa Cecilia sotto il maestro Goffredo Petrassi, l’incontro con l’avanguardia musicale di Darmstadt fino a giungere alla Walk of Fame di Hollywood.
Senza dimenticare le partiture memorabili di un compositore divenuto icona pop del nostro tempo. Oltre 500 colonne sonore, sei nomination e due premi Oscar (uno alla carriera nel 2007, l’altro per The Hateful Eight di Quentin Tarantino) e, soprattutto, milioni di fan in tutto il mondo.

Il documentario racconta anche gli esordi come arrangiatore di  “canzonette” che rivoluziona la musica leggera italiana. Sono di Ennio Morricone le musiche di successi pop come Abbronzatissima, Se telefonando, Sapore di sale, C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones.
Poi, le prime colonne sonore firmate con lo pseudonimo di Dan Savio (si vergognava). E, infine, i molteplici capolavori (impossibile elencarli tutti). Dalle musiche per Sergio Leone a quelle per lo stesso Tornatore. Da quelle per Bellocchio, Pontecorvo, Bertolucci, Malick, Polanski, Joffe, De Palma, Carpenter fino a Quentin Tarantino. Senza dimenticare la colonna sonora di un film storico (in molti sensi) come Sacco e Vanzetti di Montaldo, con le due magnifiche ballate “anarchiche” con parole, voce e chitarra di Joan Baez: Here’s To You, Nicola and Bart e Ballata di Sacco e Vanzetti.
Unico grande rammarico è la mancata collaborazione con Kubrick che lo voleva per Arancia Meccanica. Leone gli giocò un brutto tiro dicendo a Kubrick: “purtroppo è impegnato: sta lavorando con me” per evitare che se ne servisse anche lui.

L’arte di Morricone era perennemente alla ricerca della sperimentazione riuscendo ad integrare la sua formazione classica e d’avanguardia con le esigenze e le richieste della musica popolare:  sarà davvero l’unico capace di mettere insieme John Cage e Mina, il Quartetto Cetra e i fratelli Taviani, John Zorn e Springsteen, Pat Metheny e Chet Baker, riuscendo a somministrare alle masse affamate di motivetti da canticchiare, gli spigoli sonori di un barattolo che precipita dalle scale, suoni e rumori che diventano non solo colonna sonora di film indimenticabili, ma parte integrante della poetica dei registi con i quali lavorò. Fu un vero co-regista di Sergio Leone: ad esempio, senza il grido del coyote, Il buono, il brutto e il cattivo vedrebbe dimezzato il suo impatto grandioso.

Ennio è un documentario dal respiro epico: nelle sue due ore e mezzo di narrazione non c’è solo il ritratto di un uomo dalla personalità complessa non sempre capita e accettata, ma anche la descrizione del viaggio compiuto dal cinema italiano, dal Neorealismo alla Dolce vita alla Commedia all’italiana. Avvincente, gonfio di cinema e di splendida musica, coinvolge perché sa divertire e incuriosire ma soprattutto per la capacità – rara – di scavare dentro un lavoro artistico, di aprire le porte dei misteri della creazione e di farlo con una chiarezza e una semplicità esemplari.
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