Marx può aspettare

Marx può aspettare (2021), l’ultimo film di Marco Bellocchio, è un documentario presentato come evento speciale a Cannes 2021, dove il regista ha ricevuto anche la Palma d’Oro alla carriera.
Il film inizia nel 2016 come diario privato, in occasione di una riunione pre-natalizia con fratelli, sorelle e nipoti, e si trasformerà nella messa in scena di una riflessione collettiva sul grande evento rimosso di tutta la famiglia Bellocchio: il suicidio di Camillo, gemello di Marco, unico tra gli otto fratelli (sei maschi e due femmine) a scegliere quel gesto assoluto.

La voce fuoricampo di Marco inizia il film con queste parole: «Il 16 dicembre 2016 Letizia, Piergiorgio, Maria Luisa, Alberto ed io, Marco, le sorelle e i fratelli Bellocchio superstiti ci riunimmo, con mogli, figli e nipoti al Circolo dell’Unione a Piacenza per festeggiare vari compleanni. Io avevo organizzato il pranzo con l’idea di fare un film sulla mia famiglia, ma non avevo le idee chiare. Non sapevo cosa volevo esattamente fare. In realtà lo scopo era un altro. Fare un film su Camillo, l’angelo, il protagonista di questa storia.
Marx può aspettare racconta della morte di Camillo, mio gemello, il 27 dicembre del 1968. Una storia totalmente autobiografica, ma che vuole essere “universale” (altrimenti che interesse potrebbe avere?) per almeno due motivi: una riflessione sul dolore dei sopravvissuti (eravamo abbastanza sani noi fratelli per sentire dolore?), ma soprattutto sulla volontà di nascondere la verità a nostra madre, convinti che altrimenti non avrebbe sopportato la tragedia. E perciò il teatro nella tragedia. Il secondo motivo è che la morte di Camillo cade in un anno “rivoluzionario”, il 1968. L’anno della contestazione, della libertà sessuale, del maggio francese, dell’invasione della Cecoslovacchia, ma tutte queste rivoluzioni passarono accanto alla vita di Camillo, non lo interessarono. “Marx può aspettare” mi disse l’ultima volta che ci incontrammo…
»

Non era quindi la politica e tantomeno l’ideologia l’àncora di salvezza di Camillo nell’affrontare il mestiere più difficile di tutti, il mestiere di vivere. Il Marco Bellocchio di oggi ci dice (ed è un dei momenti piu’ toccanti del film) che lui controbatté gli argomenti del fratello “con quattro cazzate rivoluzionarie”, le cazzate di uno che a quel tempo stava costeggiando il maoismo dell’Unione dei marxisti-leninisti e che il primo maggio dell’anno seguente sfilava per le strade sotto le gigantografie di Mao e di Stalin, mentre il fratello Piergiorgio fondava i famosi Quaderni Piacentini e Alberto, il fratello  poeta e sindacalista scriveva nel poema Il libro della famiglia che Camillo era come «quel giocatore cui toccarono in mano non favorevoli carte».

Il film di Bellocchio nasce da un lungo lavoro durato oltre cinque anni durante i quali il regista ha voluto ricostruire, come in una vera e propria indagine, le possibili cause che portarono a quel gesto.
Ne scaturisce un racconto privato che evidenzia la realtà sofferta collettivamente intorno a Camillo ma che non vuole spiegare nulla con precisione, non impone nessuna risposta razionale. Il documentario è anche punteggiato da fotogrammi dei film di Bellocchio dove è citato e indirettamente evocato il fratello (I pugni in tasca, Salto nel vuoto, Gli occhi, la bocca, L’ora di religione).
La voce narrante del regista, accompagnata dalla musica di Ezio Bosso, purtroppo lasciata incompiuta dall’autore, ci accompagna in un viaggio a ritroso nel tempo, aiutato dai ricordi delle sorelle e dei fratelli; ricordi che, a distanza di decenni, non sempre coincidono e non sempre si assomigliano, perché la memoria è fallosa e ognuno di noi può custodire immagini diverse dello stesso evento.

“Marx può aspettare è l’elaborazione corale di un lutto e non poteva che avvenire attraverso un film perché fu il cinema la strada subito e per sempre imboccata da Marco Bellocchio per sopravvivere e raccontare la famiglia che quel lutto ospitò.” [Vittorio Lingiardi]

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